domenica 16 marzo 2008

Aldo Moro, trent'anni fa, e la lezione di Veltroni, oggi

Il 16 marzo di trent’anni fa veniva rapito dalle BR Aldo Moro, presidente della DC. Cinquantacinque giorni dopo, il 9 maggio 1978, veniva ucciso.
E’ giornata di celebrazioni, anzi, è già da almeno un paio di settimane che se ne parla. Ad una trasmissione tv di dieci giorni fa ben due direttori di giornali hanno detto che tutti ci ricordiamo dove eravamo e cosa stavamo facendo quando abbiamo appreso di Moro. E tanti altri l’hanno ripetuto, prima e dopo, in tv e sui giornali. Questo luogo comune, quello di ricordare dove eravamo e cosa facevamo, è l’ennesimo scimmiottamento della cultura USA. Questa frase nasce infatti con l’assassinio di JFK, ed è vero che qualsiasi americano oltre i 50-55 anni si ricorda dove era e cosa faceva quando apprese dell’assassinio di JFK.

Questo non è vero per Aldo Moro. Innanzitutto: ricordarci cosa? Cosa facevamo e dove eravamo quando l’hanno RAPITO o quando l’hanno UCCISO? Già due momenti, due luoghi, due azioni, sono più difficili da ricordare di uno. E poi l’assassinio di JFK era sul serio qualcosa di incredibile, di inatteso. Invece, il rapimento (o l’uccisione, i direttori di giornali non lo dicono…) di Aldo Moro si colloca in un periodo in cui rapimenti, assassini, bombe in stazioni-banche-treni-aerei, da parte di estremisti di sinistra, destra, apparati dello stato, si succedevano quasi quotidianamente. E’ vero, la vicenda di Moro è quella che colpi' di più, ma, in una sorta di assuefazione della società civile, non ebbe la stessa potenza dell’assassinio di JFK.

Altro luogo comune della vicenda Moro è che “la storia della nostra repubblica si divide in due, prima e dopo il sequestro Moro” (posso citare anche qui almeno una decina di direttori di testate). Anche questo non è vero. La storia della repubblica è continuata dopo l'assassinio di Moro come se niente fosse, con Cossiga (ministro degli interni durante quei 55 giorni, e quindi responsabile della fallimentare conduzione di indagini, sopralluoghi, perquisizioni, irruzioni, interrogatori, posti di blocco, azioni di intelligence, depistaggi - il falso comunicato n. 7 - la seduta spiritica con Prodi e il nome Gradoli che lì viene fuori, con gli investigatori che negano l'esistenza di una via Gradoli a Roma, e vanno a fare sopralluoghi nel comune di Gradoli, mentre nella stessa via Gradoli a Roma c'era una base dei servizi segreti, e a pochi metri viveva Mario Moretti, nell'appartamento BR che venne poi scoperto per una provvidenziale perdita di acqua dal tubo della doccia, ecc), Cossiga, dicevo, che si dimise il giorno dopo l’assassinio, ma che poi è tornato immediatamente dopo a ricoprire tutte le più alte cariche dello stato, una ad una, compresa quella di presidente della repubblica. Allora, non è stata più devastante “mani pulite”, che ha tolto di mezzo una serie infinita di politici e che, davvero, ha cambiato la storia della repubblica? La drammatica vicenda di Aldo Moro è un punto cardine della nostra storia, ma non ha impresso svolte fondamentali, se non nella storia della famiglia Moro, delle famiglie delle vittime e, in parte, della DC.

Oggi Veltroni, per celebrare i 30 anni dalla vicenda, ha scritto sulla repubblica un articolo, forse scritto da qualche ghost writer che probabilmente non era nato ai tempi della vicenda, e che pero' non ha nemmeno letto la storia. L'articolo buonista veltroniano sostiene che “durante i terribili giorni del rapimento” (50 giorni, scrive, e non 55), “il paese ebbe la capacità di unirsi e uscire da quella tragedia. In questo c’è la grande intelligenza politica di quella generazione di uomini politici italiani: l’aver saputo far convivere costantemente il più aspro dei conflitti con la capacità di convergere attorno a ciò che veniva considerato da loro il valore principale, che era il valore degli interessi nazionali” (W. Veltroni, “Dopo trent’anni ecco cosa rimane della lezione di Moro”, la repubblica, 16 marzo 2008). Chi sono gli uomini politici italiani citati da Veltroni? Cita esplicitamente solo lo stesso Moro e Berlinguer, ma ricordiamo che Berlinguer fu il più strenuo sostenitore della linea della fermezza, (come del resto tutta la DC), e quindi certo non è lui che raccoglie la "lezione di Aldo Moro".


Forse Veltroni non ha letto le lettere di Moro dalla prigione del popolo, quelle indirizzate al partito, con frasi scritte nel tentativo di sostenere una trattativa con le BR, “se voi non intervenite, sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul paese”. Oppure, nella consapevolezza della prossima fine, “io non desidero intorno a me, lo ripeto, gli uomini del potere. Voglio vicino a me coloro che mi hanno amato davvero e continueranno ad amarmi e pregare per me. Se tutto questo è deciso, sia fatta la volontà di Dio. Ma nessun responsabile si nasconda dietro l’adempimento di un presunto dovere. Le cose saranno chiare, saranno chiare presto”. Moro fa i nomi, uno per uno. Sono gli stessi nomi, quei politici di grande intelligenza che intende Veltroni? La famiglia non volle i funerali di stato. E' questo ciò che Veltroni chiama "la lezione di Moro"?

PS: ho aggiunto un commento, sempre sulla vicenda Moro, dopo aver visto oggi una trasmissione del TG2...
PPS: oggi niente musica, se ne parla una delle prossime volte, con le migliori canzoni di tutti i tempi, part II.
I am not posting any mp3 today. Stay tuned anyway!

6 commenti:

indierocker ha detto...

mi faccio un commento da solo. il post l'ho scritto prima delle 16. alle 18 c'è stato tg2 dossier, dove mauro mazza, direttore del tg2, ha elencato le banalita' del caso moro (il prima e il dopo-16 marzo, tutti si ricordano dove erano quando hanno saputo del sequestro - e grazie: lo chiede a bodrato, formica, e alla vedova dell'agente ricci!). e ci ha messo pure la terza, sulla quale avevo sorvolato: il cadavere di moro viene trovato in via caetani, a metà strada tra botteghe oscure e piazza del gesu' (sedi di PCI e DC): NON E' VERO! via caetani e' una traversa di botteghe oscure, ma dalla parte opposta di piazza del gesu'...
comunque e' stato istruttivo vedere bodrato (allora nella segreteria DC), formica (PSI) e cervetti (PCI) litigare ancora, fare insinuazioni sulla volonta' dello stato di uccidere moro (vitalone), sulla DC plagiata dal PCI (formica), sul PCI che vuole conquistare il cuore della DC (documenti citati da formica).
e maria fida moro che dice "la responsabilita' della morte di mio padre e' esclusivamente degli uomini della DC". piu' chiaro di cosi'...

indierocker ha detto...

Altro commento che mi faccio da solo: ieri l'Adnkronos riporta i commenti di Cossiga e Boselli all'articolo di Veltroni sul caso Moro. Cossiga gongola, perchè Veltroni loda la linea della fermezza (ma l'ha fatto veramente?), mentre Boselli dice che Veltroni ignora i problemi gravissimi allora aperti da quella tragedia, ed è uno smemorato che ricorda solo ciò che gli fa comodo.
io sono ovviamente per il commento di Boselli.
E comuqnue e' bello vedere che, 30 anni dopo, le posizioni di un socialista e di un Dc non si sono spostate di un angstrom. I vecchi DC lo farebebro morire anche oggi. Ma perche' qualche tempo dopo invece un dirigente Dc campano, Ciro Cirillo, e' stato liberando dopo trattative con le BR? Trattative con pagamento di riscatto e con la camorra a mediare.
PS: ho scritto nel commento precedente Vitalone (secondo alcuni regista del falso comunicato n. 7) mentre intendevo Signorile. Signorile che dice, in altre interviste sull'argomento, "ci furono scelte programmate di inefficienza". e non fa insinuazioni sulla volonta' dello stato di uccidere Moro, fa di piu': fa i nomi!

indierocker ha detto...

e la sera di lunedi' il massimo: il grande giornalista piroso di la7 (che da' del lei a tutti e li chiama per cognome come una parodia di bonolis e luca laurenti) in uno special su moro ha chiesto "dove era lei quando ha saputo?" a, tra gli altri, shel shapiro, eugenio bennato, renzo arbore! bella trasmissione di approfondimento!

indierocker ha detto...

massimo ghini invece, nella stessa trasmissione su la7, ha avuto il coraggio di dire che c'era anche una fetta della popolazione, e non solo quella che viveva in clandestinità, che approvò l'azione... cosa che nel buonismo generale nessuno ha avuto il coraggio di dire (tranne massimo ghini e il mio amico luigi)

Anonimo ha detto...

Nulla di nuovo sotto il sole! Come è sempre accaduto, io credo che stiamo assistendo ad una storia narrata dai vincitori. E attenzione, appena finita una guerra tutti (o quasi) passano dalla parte dei vincitori e si siedono attorno ad un tavolo per spartirsi la torta...! E a saltare dall'altra parte della barricata sono stati proprio quegli intellettuali borghesi che hanno giocato alla lotta di classe contro i poliziotti operai...

indierocker ha detto...

e si', caro anonimo, sono d'accordo: abbiamo assistito alla cronaca di quella triste vicenda narrata da chi ha vinto - o da chi non c'era, o da chi quel giorno li' inseguiva una sua chimera. (chi cito? eh eh eh) ...no, chi quel giorno li' inseguiva una sua chimera ha perso, e' in liberta' vigilata o in semi-liberta'. chi non ha avuto allora il coraggio (inteso non in senso celebrativo) di passare alla clandestinita' allora, oggi è nei posti di potere, qualcuno passato a destra, qualcuno rimasto a sinistra, ma in una posizione elitaria e spesso con 740 milionario, che poco c'entra con l'utopia comunista predicata da giovane.
chi ha perso sicuramente è chi è morto, e le loro famiglie, e, nel caso dei poliziotti, sicuramente nno erano intellettuali borghesi (anonimo cita ovviamente PPP). a loro, indipendentemente da come la si potesse pensare al tempo, massimo rispetto. sono frasi come "annientata la scorta armata composta da agenti dei famigerati corpi speciali", "teste di cuoio di cossiga" (vado un po' a memoria dai comunicati) ad aver contribuito alla sconfitta delle BR