Sono tornato a Praga, dopo trentacinque anni.
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Erano gli anni ’70, non avevo nemmeno dieci anni, e ricordo poco di quel viaggio. I carri armati russi avevano da poco represso la “primavera di Praga”, con l’invasione dell’agosto 1968.
Andammo in macchina, e ricordo che alla frontiera la polizia cecoslovacca ci perquisì a fondo, controllò perfino i libri che stavano leggendo i miei genitori. All’uscita dal paese, invece, ci costrinsero a spendere ogni singolo centesimo della gloriosa moneta cecoslovacca.
Della Praga di allora ricordo poco: l’orologio astronomico, il cimitero ebraico, e l’albergo dove alloggiavamo, l’Hotel Druzba (“amicizia”, in cecoslovacco), probabilmente uno dei pochi aperti ai turisti occidentali. Ricordo che nel menu del Druzba c’erano le polpette (forse solo quelle), e mi ricordo che ce le andavamo a prendere da soli in dei pentoloni in stile mensa aziendale. Probabilmente all’eroico cameriere cecoslovacco non era permesso servire a tavola il turista occidentale. A quell’età, le polpette erano il mio piatto preferito. E’ possibile che questo abbia influito sulla mia formazione politica.
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Per la Praga di adesso… vi propongo il testo di “Tatranky”, degli Offlaga Disco Pax. Niente di più adatto...
"Praga...
...Praga è una città dove non sopravvive niente di quaranta anni di guerra fredda: nessuna falce e martello, statua, monumento ricorda ciò che era fino a quindici anni fa. Una rimozione sfrontata.
Ripulita dal grigiore brezneviano, Praga splende nei suoi palazzi barocchi e liberty, piena di turisti più o meno sessuali, e appare piccola, misteriosa e decadente nonostante gli sforzi di mostrare un’economia in espansione. Cerco le tracce dell’immobilismo del regime, ma vedo solo le ferite della modernità occidentale, e nessuna testimonianza degli errori, degli orrori e delle ingenuità marxiste si esprime ai miei occhi.
Dormo in un caseggiato anonimo: aspetto pulito ma vecchio, enormi somiglianze con i quartieri IACP italiani degli anni sessanta. E miseria in giro meno che in certe nostre città.
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Esordisco nella vita notturna al Lucerna, un club sotterraneo modello febbre-del-sabato-sera. C’è una serata anni ottanta e l’entrata costa circa 2 euro. Come al solito, sono il più vecchio nel locale. Nello schermo ad un lato della pista passano i video delle canzoni che il dj mette su, ma gli anni ottanta di Praga sono meno rigorosi dei nostri, e la scaletta è vergognosa. I Modern Talking, Samantha Fox, Nick Kershaw e via così fino ad un inatteso regalo: parte “Felicità” di Albano e Romina. La cantano tutti e mi sento malissimo, e mi rendo conto solo adesso che l’eredità del comunismo non va cercata nell’architettura e nei simboli, ma nell’anima di un popolo.
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Ed eccola qua l’anima negli anni ottanta cecoslovacchi: "felicità", e il suo video colorato che parla del sole e dell’amore italiano, mentre in Boemia tutto è fermo, mentre in Boemia tutto è immobile.
Ma anche ora c’è una tristezza assurda, nessuno si diverte, sarà che è lunedì sera, sarà che è gente fredda, sarà che non c’è il mare a Praga. E allora mi domando: per quanto tempo ancora i bimbi boemi vorranno guardare i cartoni animati della Talpa invece che quelli americani o giapponesi? Per fortuna che all’uscita una ragazza nota felice la mia maglietta dei Depeche Mode. Basta poco per sentirmi meglio.
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Dubcek direbbe che poteva andare diversamente, e almeno lui ha fatto in tempo a vedere la differenza a volta astratta tra un regime imposto con i carri armati ed uno imposto più sottilmente col dollaro, il marco, l’euro. I tedeschi si sono comprati perfino la Skoda. La fabbrica!
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Come souvenir ho portato trenta confezioni di wafer Tatranky, pacchetti tipo Loacker ma molto più buoni.
Solo dopo qualche giorno ho notato un marchio un po’ nascosto: Danone... Danone...
Ci hanno davvero preso tutto! Ci hanno preso tutto."
offlaga disco pax - tatranky (mp3) queen - bohemian rhapsody (mp3)...